martedì 5 agosto 2014

Giorno 8

Istanbul, 4 agosto 2014

Ci svegliamo al Taz-Mania Hostel  la mattina del 4 agosto con una triste consapevolezza: qua dentro niente colazione. Cerchiamo di farcene una ragione e alla fine troviamo le forze per alzarci e vestirci.
Usciamo per le vie turche affamati e ci fermiamo in una pasticceria a mangiare un dolce tipico al cioccolato. Niente di speciale, a parte la sensazione di allappo cosmico che ne consegue. Prendiamo di nuovo il tram per arrivare in centro godendoci ogni secondo di aria condizionata.
La prima tappa è la Cisterna Basilica, cisterna sotterranea costruita sotto Giustiniano I. L’atmosfera qui dentro è indescrivibile con le enormi colonne a malapena illuminate, le passerelle scricchiolanti a pelo d’acqua e gli sgocciolii incessanti dal soffitto. Ci soffermiamo, come tutti, ad osservare le due teste di Medusa capovolte poste come base per due colonne. Apprezziamo anche la cosiddetta Colonna delle Lacrime, dove peraltro una signora in posa si lascia andare a rumorose liberazioni intestinali. Finiamo il giro osservando le carpe nuotare nell’acqua un tempo riservata agli uomini.
Torniamo alla luce del sole con l’idea di entrare subito nella Moschea Blu, ma è chiusa per la preghiera e riaprirà soltanto alle 14. Decidiamo di pranzare nel Gran Bazar, approfittando per farvi un primo giro di perlustrazione. La delusione è tanta, però, quando ci rendiamo conto che non è niente di troppo diverso da un normalissimo centro commerciale europeo, se non fosse per il fortissimo odore di pelli e spezie. Visti i prezzi, siamo costretti ad uscire per mangiare, ma fortunatamente non dobbiamo allontanarci troppo. Mangiamo dei panini con il pollo e recuperiamo tutte le energie che il caldo ci aveva rubato fino ad allora.
Ci incamminiamo a stomaco pieno e morale alto verso la Moschea Blu percorrendo una strada in leggera discesa. Ci fermiamo per mangiare un gelato. A servirci è un bizzarro personaggio che facendo una serie di giochi di abilità dà luogo ad uno show a metà tra il giocoliere e il mago. Quando scopre che siamo italiani inizia a urlare: “Pasta, pizza, mandolino!”. E quando scopre che siamo di Roma strilla: “Campioni, Totti, bravo!”.Ci ricorda Mimmo il kebabbaro dell’Eur, ed è con questo nome che si è guadagnato un posto nei nostri cuori. Anche perché, cosa da non sottovalutare, il gelato è ottimo. Poco dopo ci fermiamo ancora, stavolta in un negozio di antiquariato, dove Siso compra un antico disegno presumibilmente tratto da antichi testi di medicina arabi.
La Moschea Blu non è blu. O meglio lo sono solo la maggior parte delle decorazioni che ne ricoprono le pareti interne e le vetrate. La sacralità del luogo è contaminata dalla folla di turisti e per questo ci ritagliamo un angolo tra una colonna e le barriere che ci dividono dalla zona di preghiera. Qui osserviamo i musulmani nel loro ambiente più naturale e la meditazione ci coglie così tanto che stiamo lì lì per addormentarci al cospetto di Allah.
La tappa successiva è il poco distante palazzo Topkapi. Facciamo una discreta fila prima di fare i biglietti, ma alla fine entriamo. I sentieri tra i giardini ci conducono a porte che nascondono antichissime armi, vestiti dei sultani, libri e stampe di secoli fa. L’ultimo padiglione è il più affascinante con decine di reliquie sacre come il bastone di Mosè, il turbante di Abramo e pezzi di barba del profeta Maometto. In tutte le stanze del palazzo riecheggia un canto arabo da un altoparlante e rimaniamo folgorati quando, entrando in una stanza apparentemente vuota, troviamo un uomo intento a cantare il Corano al microfono; era sua la voce che avevamo udito fino a quel momento. Restiamo a guardarlo come incantati prima di terminare il lungo giro.
Usciamo nei giardini che danno sul mare e possiamo finalmente ammirare la grandezza di Istanbul dall’alto. Come i moltissimi gatti che abbiamo visto per strada hanno imparato a convivere con i numerosi cani randagi, così grattacieli ed edifici moderni si danno il cambio, lungo l’orizzonte, con minareti e antiche torri.
Facciamo una lunga sosta in questa parte del palazzo, per studiare il percorso che faremo una volta usciti dalla Turchia. La sosta è così lunga che si fanno le 19 e veniamo amichevolmente accompagnati all’uscita con pochi altri turisti e una manciata di donne coperte dal Burqa.
La fame ci stritola le viscere e ci godiamo un hot dog a testa che presto si rivela insufficiente per maschioni come noi a corto di energie. Andrea e Siso ripiegano sulle pannocchie, Casty attende tempi migliori. Il denaro scarseggia.
Il sole ormai basso ci dà un po’ di tregua e decidiamo di raggiungere la Torre di Galata prima di tornare in ostello. Per arrivarci percorriamo una salita talmente ripida che ci starebbe bene uno skilift, ma la torre è bella e vale la fatica. Ai suoi piedi decine di giovani mangiano e cantano. Continuiamo il percorso scendendo per le vie del quartiere di Tophane dove assistiamo anche ad un arresto in un Ostello che sarebbe potuto essere il nostro. Mai che ci dice bene su queste cose. Scendiamo per le ripide vie tra muri coperti da decine di scritte contro Israele e a difesa della Palestina, invece che dai manifesti elettorali che ricoprono il resto della città.
Iniziamo ad accusare una certa stanchezza, le gambe quasi non rispondono più e siamo zuppi di sudore nonostante c’illuminino ormai solo la luna e i lampioni. Ci fermiamo di nuovo davanti alla Moschea del primo giorno e assistiamo ad un vero e proprio spettacolo. Dagli altoparlanti comincia ad uscire un canto sacro e potente che investe tutta l’aria circostante: è il richiamo alla preghiera. Nei minuti seguenti, uno alla volta arrivano  puntuali  i fedeli, anche in quell’ora insolita. Ci affacciamo da una finestra per sbirciare senza entrare per non essere irrispettosi. Entrano anche dei poliziotti e persino la guardia giurata in servizio si flette verso la Mecca.
Pervasi dalla spiritualità troviamo nuove forze per arrivare fino all’ostello. Qui, già stesi sui letti, osserviamo il meraviglioso pellegrinaggio dei nostri dirimpettai che, per arrivare al bagno, devono di fatto entrare in camera nostra. Ci sorridono, ma che cazzo ve sorridete?!
Riposiamo le membra stanche per la giornata intensa e calda, domani completeremo il giro di una città dove il tempo stesso sembra piegarsi alle esigenze di Allah.




Nessun commento:

Posta un commento