lunedì 4 agosto 2014

Giorno 6

Sofia-Plovdiv-Istanbul, 2/3 agosto 2014

Priorità: posare gli zaini. Passeremo la giornata ad attraversare Sofia, non possiamo permetterci tutto quel peso sulle spalle. Cominciamo a girare per Sofia trascinando i piedi sull’asfalto bollente. Ci fermiamo in un parchetto per riposare le ginocchia qualche minuto e Andrea si addormenta su una panchina all’ombra.
Non dobbiamo lasciarci soggiogare dalla stanchezza e riprendiamo la passeggiata. La città ci dà subito l’impressione di essere una metropoli, con le strade del centro larghe e trafficate. Superiamo edifici imponenti e antiche chiese prima di arrivare alla spettacolare cattedrale ortodossa intitolata ad Aleksandar Nevskij. In un parco ci imbattiamo in una lunga fila di bancarelle piene di qualunque cosa, dai colbacchi sovietici a coltelli con svastiche di dubbia autenticità. Ci fermiamo davanti ad una di queste e facciamo amicizia con il proprietario che parla molto bene l’italiano. Ci racconta la storia di alcuni oggetti che ha in vendita e conferma le nostre perplessità circa l’autenticità di alcuni particolari cimeli di guerra che abbiamo intravisto poco prima.
Viriamo nella direzione della stazione e presto troviamo un posto dove pranzare. Anche qui spendiamo una miseria mangiando degli ottimi panini con Kebab, che Siso e Casty accompagnano al tipico yogurt locale. Decidiamo di provare ad anticipare la partenza di qualche ora ma, arrivati in stazione zuppi per la corsetta, non troviamo il treno che cerchiamo.  Poco male, riposiamo un paio d’ore aspettando di prendere il treno delle 17:00 per Plovdid, Bulgaria, da dove comincerà la spedizione per Istanbul. Durante questa attesa entra in gioco una mistica figura che da qui in avanti chiameremo “Il Maestro”, un signore poliglotta che già avevamo intravisto sul treno per Sofia e che qui ci aiuta a interpretare l’ostico tabellone delle partenze; sarà fondamentale per gli equilibri futuri.
Il tragitto per Plovdiv trascorre rapido e indolore, tra sonno, ciocco-emergenze e la solita incompetenza dei controllori locali, che sembra non abbiano mai visto un biglietto interrail. Nella stazione di Plovdiv la situazione non migliora: i pochi impiegati che troviamo rasentano i minimi livelli di cordialità e veniamo rimbalzati da uno all’altro nell’incomprensibile lingua locale, ma con un chiarissimo fare scocciato.
A tirarci fuori dall’impasse è Ismael, un interrailer spagnolo di 26 anni che in poco tempo ha formato una bizzarra comitiva di viaggiatori, tanto che alla fine sembriamo una barzelletta vecchio stampo: ci sono tre italiani, quattro koreani, due danesi e uno spagnolo…
Andiamo tutti a Istanbul quindi socializzare è fin troppo facile. I koreani sono tutti fratelli, uno di 26 anni, una ragazza di 22 e due gemelli di 16. La bellezza orientale colpisce e in un istante siamo di nuovo tutti e tre innamorati. C’è poco da fare, comunque, la bella koreana ride e scherza, ma sembra un’intoccabile vestale, protetta oltretutto dal tempio dei fratelli maschi. Ismael è un dj di Madrid che sta attraversando l’Europa in solitaria. Il suo viaggio, come le sue parole, corre veloce verso Istanbul e la Grecia per poi approdare in Italia. Sembra sotto acidi e ci divertiamo a fare la sua conoscenza. Con i danesi scambiamo solo poche parole, perché si addormentano presto leggendo libri di Tom Clancy.
Il viaggio per Istanbul, scopriamo, sarà solo per un breve tratto in treno e poi proseguirà sui pullman. Saliti sul nostro vagone ci rendiamo conto che pressoché tutti i passeggeri sono lì per fare il nostro percorso. Perdersi è impossibile. Scesi alla stazione seguiamo la fiumana fino al pullman. Posiamo gli zaini mentre Casty va a prendere i posti. E ci riesce anche, se non fosse che siamo così gentiluomini da cederli alla giovane koreana e ad uno dei suoi fratelli. Restiamo in piedi con l’asiatico più anziano, aggrappati alle scalette che portano all’uscita del pullman. Casty trova posto vicino ad un’anziana signora che alla prima fermata scende, lasciando il sedile al nostro amico con gli occhi a mandorla.
Superata Dimitrovgrad si liberano altri due posti e Andrea e Siso ne approfittano su indicazione della controllora cicciona. Da qui in poi si dorme e basta, rischiando a intervalli regolari che la testa ci si stacchi dal collo. Pericolo non corso dal koreano che appoggia il capo sulla spalla del buon Casty. C’è del tenero.
Superiamo la frontiera bulgara e poi quella turca senza particolari problemi. A Kapikule cambiamo pullman trovandoci posti migliori, ma senza sciogliere l’allegra brigata formatasi a Plovdiv.
A svegliarci qualche ora più tardi sono solo l’alba e i minareti. 


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