domenica 10 agosto 2014

Giorno 11

Bucarest, 7 agosto 2014


L’undicesimo giorno comincia con un lento risveglio nell’ostello di Bucarest, rassegnati all’idea che per le 3 notti che ci aspettano non poggeremo le membra che su asfalto e sedili di treno. Lasciamo gli zaini in ostello tra i sorrisi della ragazza che lo gestisce, Catalina, che ci suggerisce anche un itinerario da seguire e dei luoghi da visitare. Arrivati su una delle vie principali, facciamo colazione con dei dolci tipici presi  da un fornaio come qui molti se ne trovano, che sporge quasi solo col profumo di pane sulla strada. Seguendo l’itinerario consigliato, passiamo per un viale dove si affacciano la Filarmonica Nazionale, l’ex palazzo reale, e una chiesa ortodossa. Solo nell’ultima riusciamo ad entrare e rimaniamo stupiti per le innumerevoli decorazioni e icone presenti, tali da non lasciar intravedere nemmeno un centimetro di parete. Accanto a questi edifici dei secoli passati ne sorgono altri molto più moderni che creano un forte contrasto, talvolta piacevole e talvolta stucchevole. A non stuccare mai, invece, sono le bellezze locali, tante e tali da rimanerci presto negli occhi e nel cuore. Disseminati per la città si trovano dei monumenti evocativi della recente liberazione dal comunismo, regime il cui simbolo più significativo e rappresentativo è il Palazzo del Popolo, ex sede del Partito Comunista e ora del Parlamento Rumeno, un gigantesco edificio al centro della città circondato da giardini, il secondo edificio governativo al mondo per grandezza (il primato spetta al Pentagono, in USA). Rimaniamo scioccati quando ce lo troviamo davanti alla fine del viale alberato che stavamo percorrendo; lo giriamo e lo vediamo da due lati fino all’entrata principale per i visitatori, ma dobbiamo rinunciare all’idea di visitarlo, perché troppo grande e impossibile da vedere nel tempo a nostra disposizione. Completiamo a piedi il tour della città segnato sulla mappa, non stanchi, ma assai affamati. Decidiamo così di tornare sui nostri passi, precisamente in un vicolo dove un ristorante molto elegante aveva attirato la nostra attenzione offrendo una scelta tra ben quattro menu completi a pochi soldi: una delle poche volte che ci concediamo un pasto caldo, intorno a un tavolo, con delle posate.
Signore e signori:
- zuppa di fagioli con carne affumicata e cipolla;
- pomodori e formaggio acido;
- maiale arrosto con patatine fritte e formaggio;
- torta al cioccolato.
Prezzo a capa: circa 5 euro a testa. Godibilissmo.
Ci godiamo appieno il pasto e decidiamo di trascorrere un po’ del tempo che ci rimane nella capitale rumena in un parco con un laghetto al suo interno. Qui, decidiamo anche di affittare una barca a remi e di fare un giro. Ci capita in sorte l'imbarcazione con le fiamme disegnate sulla chiglia, come a sottolineare il paradosso dell'esistenza. A turno remiamo rischiando ad ogni movimento di finire in acqua (con tanto di documenti e biglietti interrail) e scopriamo che Siso è un vogatore mancato; Andrea prende un po’ di confidenza seppur con qualche difficoltà iniziale; l’arte, invece, non appartiene affatto a Casty, essendo richiesto un livello di coordinazione che probabilmente lui non conoscerà mai.  Ci fermiamo anche in un’area allestita con attrezzi da palestra semplificati, osservando chi tra i locali ne ha fatto la propria attività sportiva principale e cimentandoci anche noi in qualche ripetizione. Veniamo anche avvicinati da due italiani in canotta che con forte accento nordico ci chiedono quanto ci fermiamo in città. Sono bresciani e si lamentano per la povertà che secondo loro affligge la movida rumena. Per questo motivo si lanciano in sperticate critiche rivolte alla bella Bucarest. Davvero un peccato non poter fare bisboccia con loro. Visto che si avvicina l’ora di prendere il treno per Sibiu, capoluogo della Transilvania e nostra prossima destinazione, torniamo all’ostello per recuperare gli zaini, ci fermiamo per fare delle scorte per la notte e torniamo alla stazione. E’ ancora presto e facciamo in tempo a dedicarci alla lettura e a piacevoli discorsi. Arriva l’ora di prendere il treno notturno, il primo di tre che sarà per noi come un tetto,coi sedili come letti, e con gli altri viaggiatori come compagni di stanza. 


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