domenica 17 agosto 2014

Giorno 17

Ljubljana, 13 agosto 2014

Il giorno 17 comincia molto prima del previsto, ma forse sarebbe meglio dire che il giorno 16 è finito molto più tardi di quanto legittimamente prevedibile. Non riusciamo a deciderci, fatto sta che tutto precipita in meno di un'ora. Sul primo dei due treni che avrebbero dovuto portarci a Ljubljana, siamo nello scomparto a 6 posti con due biondine, che Casty tenta subito di uccidere nel goffo tentativo di riporre lo zaino sulla cappelliera sopra le loro teste. Passano la prima parte del viaggio a fare test di simulazione per l'esame della patente, e da ciò ne deduciamo la giovanissima età. Il controllore, un giovane austriaco che avevamo già inquadrato come stronzo dopo un breve quanto scortese colloquio con Siso, riscontra nei loro biglietti un qualche problema. Le ragazze ci spiegano di avere una specie di pass che, a quanto pare,  non vale per il treno su cui sono appena salite. Per questo, l'infame controllore le costringe a scendere alla prima fermata, Linz, obbligandole a passare lì la notte, in attesa del primo treno utile per Villach, la loro città. In una manciata di secondi, secoli e millenni di cavalleria si concentrano in quei pochi metri quadri diretti a Salisburgo. Diciamo alle ragazze che, per non lasciarle sole, possiamo aspettare con loro. Ringraziandoci abbozzano un rifiuto, ma quando scopriamo la loro età (16 e 18 anni), Andrea rompe gli indugi imbracciando lo zaino. Comincia la nostra avventura notturna a Linz. Le nostre nuove amiche si chiamano Lena e Selina e, appena scese dal treno, ammettono di essere contente di non dover stare da sole. In un primo momento percorriamo le buie strade della cittadina austriaca alla ricerca di un posto aperto. È tardi, peró, e la camminata ci è utile solo a sgranchirci le gambe e conoscerci meglio. Le solite cose: studiare? Lavorate? Avete figli? (Ce l'hanno chiesto per davvero!) Poi tocca a noi: studiate? Siete mai state in Italia? Sapevate che Linz era la città preferita di Hitler? (l'ultima domanda è venuta, manco a dirlo, da Andrea). Torniamo in stazione sotto una leggera pioggia e ci sediamo ad aspettare l'alba. Ci scambiamo curiosità ed esperienze, oltre che qualche parola delle rispettive lingue. Trasmettiamo loro vocaboli fondamentali per la comunicazione in italiano: "pazzoide", "t'ammazzo", "stai alla frutta". Ci parlano di Kierchtag, l'oktoberfest austriaca, che si tiene nella loro città, e ci strappano la promessa di farci trovare lì l'anno prossimo. La notte scorre tutto sommato in fretta, allietata anche da una matta locale talmente fuori di testa da spogliarsi completamente a pochi metri da noi. Belle cose, signori. Facciamo con loro anche una porzione di viaggio in treno prima di salutarle definitivamente. Il nostro viaggio prosegue verso Ljubljana senza intoppi, a parte una poderosa fame. La capitale slovena è la città della separazione. Da qui la strada di Casty prenderà una differente direzione, per portarlo a Roma entro il 15 di agosto. Non vi è traccia, però, di viltà e arrendevolezza nella scelta del buon Castinini, così soprannominato nella notte da Selina, ma solo l'esigenza di ottemperare a precisi doveri familiari. Abbiamo tempo, prima di salutarci, di vedere insieme la città in cui, invece, Siso e Andrea trascorreranno l'ultima notte su un letto; il prossimo cuscino sarà a Roma. Ljubljana è una capitale, ma restiamo sorpresi dalle sue ridottissime dimensioni, come già ci era successo a Bucarest. In un'oretta abbiamo girato tutto il centro, dal triplo ponte all'università, dalle chiese al parco curiosamente chiamato Tivoli. La pioggia e le nostre scarse risorse economiche ci impediscono la gita al castello, e ripieghiamo in un minimarket. Nell'ostello, infatti, c'è la cucina, e né Andrea né Siso vogliono perdere una possibilità del genere. Dopo la spesa salutiamo Casty, che se ne va percorrendo un ponte decorato con terrificanti statue di draghi. La lancia di San Giorgio ti protegga, Castinini. 
La cena è resa ancor più deliziosa dal continuo transitare di giovani francesine sorridenti. Liberiamo loro la cucina dopo una delle cene più belle della nostra vita. Saliamo nella sala comune, dov'è altre Francesi della stessa comitiva attendono pazienti che le amiche cucinino. Giochiamo a scacchi e proviamo a cimentarci con il domino. Fuori diluvia tanto da scoraggiare le ragazze d'oltralpe, che rinunciano ad uscire. In compenso, conosciamo Massimo. È di Roma, in viaggio in moto per la Slovenia, e, alla faccia della Francia, andiamo a bere una birra con lui in un pub poco lontano dall'ostello. Massimo è più grande di noi, di età e di spirito, e ci facciamo trascinare dal racconto dei suoi viaggi in India, lasciando che la fredda birra slovena ci scivoli in corpo. Anche lui ha un blog e ci scambiamo i contatti. La serata è così bella che farla finire dopo due birre ci sembra una grave offesa al Dio dei viaggi. Per questo, tornati in ostello, ci cuciniamo in piena notte un'ottima pasta (burro, pepe, curry e si vola). Il registro della conversazione si abbassa, ma il tono di voce si alza, nonostante l'ora tarda. Ridiamo e scherziamo con la notte slovena e, dopo aver lavato i piatti, la serata finisce su un letto, l'ultimo del viaggio, che è anche il più comodo mai trovato. In due notti ecco tutto il mistero e tutta l'essenza del viaggio. Con Massimo, del resto, abbiamo brindato ai viaggi futuri, che è un po' come brindare a noi, ma di più. 

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