martedì 19 agosto 2014

Giorno 19

Spalato, 15 agosto 2014

La notte in treno non fa minimamente rimpiangere la comodità del letto di Ljubljana. A svegliarci sono i panorami meravigliosi della costa croata, illuminati da un pallido sole che promette una splendida giornata. Città, ma sarebbe meglio dire villaggi, incastrati tra il mare e le montagne si susseguono fuori dal finestrino rendendo dolce il nostro mattino più di quanto avrebbe fatto una qualunque colazione.  
Detto questo, però, non si vive di soli panorami e allora, dopo esserci cambiati e attrezzati per la giornata, provvediamo a mettere zuccheri in corpo con un paio di cornetti. Sono appena le 7, ma siamo stracarichi e pronti a tutto.
La città è davvero piccola e ancor più piccola ne è la parte culturalmente più rilevante. Decidiamo di dedicare a quest'ultima l'ancora ampia mattinata, per poi passare la restante parte del giorno a rilassarci sfruttando il bellissimo mare che si stende tra noi e l'Italia.
Attraversiamo le mura del Palazzo di Diocleziano, da intendersi non come singolo edificio, bensì come vero e proprio quartiere storico. Raccolto tra mura, ne apprezziamo le quattro porte (Aurea, Argentea, Ferrea e Bronzea) e saliamo sul campanile della chiesa per abbracciare con gli occhi l'intera città. Ci lasciamo trasportare dagli stretti vicoli che fanno sembrare Spalato uno di quei paesi disseminati nel centro e nel sud dello stivale. Attraversiamo anche il mercato dove ci regalano assaggi di uva e fichi.
La nostra guida Lonely Planet ci consiglia un preciso punto in cui godersi il mare ma noi, in direzione ostinata e contraria, ci rechiamo da tutt'altra parte. Non prima, chiaramente, di aver fatto la spesa per il pranzo, impreziosita da un boccione d'acqua da 5 litri (troppo tardi rivelatasi distillata) e un cartone di vino rosso degno di noi (una specie di Tavernello locale). Seguendo il lungomare di cemento ci siamo spinti fino alla verde collina che sembra proteggere l'intera Spalato prima di tuffarsi nell'acqua dell'Adriatico.
Prendiamo posto sotto un albero che, spaventosamente piegato, fa ombra ad una buona porzione del grosso scoglio che ci ospita. Intorno a noi ci sono piccoli gruppetti di turisti, una famiglia di tedeschi e anche qualche locale, ma la nostra attenzione viene completamente catturata da tre ragazze francesi meravigliosamente in topless. Fanculo, Lonely Planet!
Per raffreddare corpi e animi ci gettiamo in acqua, battezzando il viaggio con il primo bagno nella storia dei nostri InterRail. Mentre la fredda carezza dell'acqua salata ci culla e ci purifica, il sole ormai alto ci brucia le spalle e la schiena, ce ne freghiamo stupidamente pronti a pagarne le atroci conseguenze.
Il pomeriggio scorre così, dopo un pasto frugale innaffiato dall'elegante vinello, nuotando un po' in mare e un po' nelle pagine dei nostri libri (senza trascurare le francesi, sia ben chiaro).

Affamati, torniamo in città dove il salutare e raffinato spuntino prevede gelato e birra, la coppia dell'anno.
Il nostro treno parte abbastanza presto, dandoci appena il tempo di mangiare seduti sul pavimento appiccicoso della stazione. La notte sarà spezzata da un cambio di treno alla stazione di Ogulin, ma quello che entrambi temiamo di più non è la stanchezza: sono le ustioni.




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