mercoledì 20 agosto 2014

Giorno 20

Fiume, 16 agosto 2014

Fiume è l'ultima fermata prima di arrivare a Monaco, tappa sacra dell'InterRail come già vi abbiamo raccontato. La giriamo sospinti dal vento, stanchi all'inverosimile e infreddoliti da fame e stanchezza. 
La città non ci piace granché e il fatto che al mercato non ci regalino del cibo come a Spalato non migliora di certo la nostra opinione. Nemmeno il castello offre particolari emozioni e i 560 scalini che percorriamo per raggiungerlo sono di gran lunga più affascinanti del panorama che da lassù si ammira. 
Il Korzo (corso), ad ogni modo, si lascia piacevolmente camminare, e le montagne alle spalle della città offrono qualche scorcio da cartolina.  
Già delusi dalla mediocrità di Fiume, diamo il colpo di grazia alla giornata contando i pochi soldi croati che ci sono rimasti. 
Abbiamo un "Fondo Monaco", intoccabile, che significa stinco di maiale e litro di birra. Un secondo fondo, il "Fondo Morgan", ci servirà per il rientro a Roma.
In soldi croati abbiamo l'equivalente di una decina di euro da farci bastare, in due, per pranzo e cena. Unica luce: il boccione da 5 litri, battezzato con il nome di Voda, ormai svuotato dell'acqua distillata finita a Spalato e riempito ad una (stavolta affidabile) fontanella. Se non altro, sembra che anche oggi non saremo tentati di entrare nelle chiese per dissetarci con l'acqua santa.
Passiamo il pomeriggio a pensare come sfruttare al meglio il denaro rimasto, rimproverandoci gli inutili vezzi dei giorni precedenti. All'improvviso Fiume si trasforma in Christiania di Knut Hamsun, l'Oslo del capolavoro "Fame", e il tempo sembra dilatarsi all'inverosimile mentre sentiamo lo stomaco contorcersi al ritmo incessante di gorgoglii imploranti. 
Sul far della sera, un Siso un po' John Nash e un po' Cristo riesce ad incastrare le poche monete rimaste in una cena miracolosa che ci rimette al mondo.
Siamo pronti e carichi per la notte che, secondo le nostre fonti, passerà per intero su un curioso treno che da Fiume arriva fino a Monaco. C'è fonte e fonte, però, e la nostra non si rivela così affidabile.
Dopo poche ore di viaggio ci fanno scendere dal treno: siamo in Austria. Davanti a noi, sul binario più vicino, sul fianco di un treno leggiamo la scritta "Munchen Hbf". La seguiamo simili a mosche in picchiata su una lampadina e, come tali, ci schiantiamo. Non sul vetro, ma su una schiera di mini-austriaci pelati dalla faccia cattiva che sentenziano con un sorriso beffardo. "No reservation, no place!"
Facciamo i conti con la realtà, pronti ad attraversare lo stesso inferno pur di arrivare in Baviera. Ci rendiamo conto di essere a Villach, la città di Lena e Selina, e non possiamo fare a meno di notare che il Karma, se esiste, ha un fottuto senso dell'umorismo. Insieme ad una piuttosto ampia compagnia di sbandati come noi, ci troviamo a cercare di prendere sonno con la testa sugli zaini e la schiena sul pavimento della stazione. 
Nota per i lettori: in Austria, di notte, anche ad agosto fa un freddo porco. 
Il nostro treno parte alle 7, ma alle 5 siamo già, o ancora, in piedi (in particolare Andrea, svegliato di colpo da un incubo: "Siso mortacci tua, ho sognato che mi perdevi lo zaino!").
Al piano di sotto della stazione, una specie di pub fa orario continuato. Fa caldo, servono birra, e c'è un tavolo pieno di squinzie: non sedersi sarebbe da sciocchi. 
Facciamo colazione con birra e patatine mentre, sopra di noi, il cielo comincia a schiarirsi e il sole fa la sua comparsa sopra le montagne, puntuale come sempre, puntuale come il treno per Monaco.


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