domenica 17 agosto 2014

Giorno 16

Vienna, 12 agosto 2014

Il nostro primo "ostello-mobile" parte per Monaco poco dopo la mezzanotte. Da quando il primo InterRail ci portò lì quasi per caso, la città bavarese si è trasformata nella nostra Mecca, la nostra unica tappa fissa: una casa al centro d'Europa. Anche durante questo InterRail verrà il suo tempo, ma non è questo il tempo. Non ci fermeremo che per una manciata di minuti, utili giusto a cambiare binario e far di nuovo rotta verso Vienna.
Le poltrone sono comode e condividiamo i posti con due ragazze spaventosamente silenziose. La notte si prospetta dolce e tutto, giunti quasi a destinazione, sembrava andare per il verso giusto. Sembrava...I cieli bavaresi, infatti, stavano per giocarci un brutto scherzo. Viviamo una bizzarra disavventura con la polizia locale che non stenteremmo a definire grottesca, se non fosse stata accompagnata da una serie di gratuiti insulti all'Italia, rivolti in particolare al sud. Gli rispondiamo come possiamo prima di salire sul treno in partenza per Vienna portando con noi, oltre agli zaini, una pesante carica di nervosismo, tremando di impotente rabbia. Rabbia rivolta non alla nostra amata città tedesca, bensì alle sue arroganti autorità di polizia (che peraltro fanno vacanze in Italia e vanno matte per il prosciutto di Parma).
Neanche a dirlo, sul nuovo treno dormiamo quasi niente, ma la conversazione ci rasserena gli animi, permettendoci di tornare nella capitale austriaca col sorriso. La "drittata", quindi, puó dirsi riuscita. 
La sosta a Vienna è perlopiù dovuta all'esposizione, al Kunsthistorisches Museum, di una mostra dedicata ai "Padri d'Europa" Augusto e Carlo Magno.
Con gli zaini in spalla ed una leggera pioggia sulla testa, ci dirigiamo verso quella che crediamo essere la nostra meta. Ci accorgiamo di aver completamente cambiato direzione solo una volta arrivati a destinazione. Siamo al "Belvedere", dove sono esposte molte opere di Klimt, tra cui il celebre "Bacio". Valutiamo la possibilità di visitare la galleria, ma il prezzo esorbitante scoraggia presto la nostra curiosità artistica. Poi dal nulla la sorpresa. Una ragazza ci si avvicina porgendoci un paio di biglietti. Parla un inglese stentato e Andrea ne intuisce subito l'italianità (del resto, finora, avremo visto al massimo un paio di austriaci). Ci spiega che a lei e al suo ragazzo, all'entrata, non hanno strappato i biglietti e quindi voleva regalarli. Chi te ce manda...La ringraziamo ricordando la volta in cui, tre anni fa, regalammo ad un italiano un biglietto per la visita al Bernabeu che, consegnatoci per errore, ci avanzava. Casty entra a pagare col nostro fondo comune il terzo biglietto, ed ecco qua che il nostro castello crolla miseramente. Il biglietto appena acquistato ci sbatte in faccia la cruda realtà. Come possiamo aver creduto, anche solo per un momento, che un austriaco pagato per strappare biglietti potesse essersi scordato di strapparne ben due? È tutto molto triste, ma almeno riusciamo a farci rimborsare il biglietto pagato. 
La pioggia aumenta, ma ci incamminiamo verso il museo che cercavamo in origine. Attraversiamo una lunga strada, e poi un'altra ancora che ci porta davanti all'Opera di Vienna. Facendo lo slalom tra butta-dentro vestiti all'ottocentesca, ci accorgiamo che per terra è riprodotta una vera e propria Walk of Fame di compositori. E' così che, romanticamente, ci troviamo a mangiare wurstel seduti tra Mahler e Strauss.
Saliamo ancora sul lungo viale finchè alla nostra sinistra non compare l'imponente complesso museale che stavamo cercando. La mostra sui Padri d'Europa è una parte molto ristretta delle cose che vediamo, dai quadri di Arcimboldo agli antichi orologi barocchi, da mummie egizie a ritratti degli imperatori austro-ungarici. Tuttavia, la stanza dedicata ad Augusto e Carlo Magno, con i suoi pochi ma incredibili oggetti (in particolare la Gemma Augustea), ci ha più di tutte le altre sale trasmesso uno strano senso di magnificenza, rispetto e grandezza. Non sappiamo dire quanto tempo abbiamo trascorso tra le sale del Kunsthistorisches Museum, ma uscendo abbiamo trovato lo stesso cielo plumbeo che ci aveva accompagnati fino all'ingresso. 
Prima di tornare in stazione ci fermiamo in una pasticceria italiana dove Casty e Siso prendono la Sacher, mentre Andrea verte sul più classico dei gelati.
Arriviamo alla stazione appena in tempo per scampare ad un violento acquazzone. Andrea e Siso si concedono una cena nostalgica mangiando la stessa pasta finto-italiana provata nel viaggio di ritorno del secondo InterRail.
Ricarichiamo cellulari ed energie dopo una giornata più stancante di quanto si possa immaginare leggendo queste poche righe. 
Il treno per Ljubljana parte puntuale, del resto siamo in Austria e nessuno sul lavoro cede alla negligenza: nè gli imbianchini, nè gli strappabiglietti, nè gli impiegati delle ferrovie.

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