Honningsvag-Knivskjellodden, 10 agosto 2012
Il 10 agosto comincia proprio come fanno tutti quei giorni che saranno in qualche modo diversi
dagli altri, ovvero in modo assolutamente identico a tutti i giorni ordinari e
banali. Ad Honningsvag passiamo l’ennesima notte senza mai vedere un vero e
proprio tramonto. Il sole, però, sembra cambiato rispetto a ieri, decisamente
meno caldo. Giornata perfetta per l’avventura a lungo programmata. La colazione
è volutamente spartana, l’abbigliamento quasi militare. Senza volerlo siamo
vestiti in modo pressoché uguale: pantaloni da trekking neri e quella bella
felpa descritta nel precedente post. Siamo determinati più che mai e nulla è in
grado di fermarci. Vogliamo raggiungere il punto più settentrionale d’Europa,
quello vero. La puntualizzazione, a prima vista perfettamente inutile, serve in
realtà a fare un fondamentale distinguo. Esistono due “versioni” del punto in
questioni, una falsa e una vera, una da turisti e una da viaggiatori. La prima
è conosciuta a tutti come Nordkapp. Capo Nord (in italiano) viene venduto, per
giunta a prezzi esorbitanti, ai turisti da generazioni. Un comodo e caldo
pullman li scorta fino ad un parcheggio, antistante quella che altro non è se
non una trappola per famiglie in vacanza, costruita per spremere il più
possibile i loro portafogli. Nulla da dire circa il panorama che il promontorio
di Nordkapp offre, sicuramente suggestivo, ma a noi le cose finte non sono mai
piaciute. Questo infatti, non è il vero punto più a nord d’Europa. Un po’ più
su e poco più ad ovest si trova il promontorio di Knivskjelloden ed ecco
spiegato l’inghippo. Capo Nord è il punto più settentrionale del nostro
continente che sia raggiunto da una strada asfaltata. C’è una bella differenza.
Con tutto il rispetto per chi non ci capisce, a noi non piace essere presi per
il culo. Sicuramente, anche solo a livello logistico, l’alto e chiuso
promontorio di Nordkapp più si prestava alla trasformazione in polo turistico,
vista la conformazione degli scogli Knivskjellodden, ma rimane il fatto che
preferiamo i limiti imposti dal mare a quelli imposti dalle esigenze economiche
(benché razionalmente comprensibili) o dalla comodità/pigrizia.
Nella migliore delle ipotesi prenderemo un pullman per Capo
Nord e chiederemo all’autista di lasciarci all’inizio del sentiero per
Knivskjellodden. Presto ci rendiamo conto per l’ennesima volta che la migliore
delle ipotesi è anche la meno probabile a verificarsi. Il pullman costa troppo:
120 euro sono davvero un furto. Tuttavia, visto che abbiamo deciso di non farci
imporre i limiti dal vil denaro ci sembra profondamente sbagliato rinunciare
proprio adesso. Bastano un paio d’occhiate tra vecchi amici e la decisione è
presa: autostop. Zaini in spalla, percorriamo la strada che porta fuori città
fino ad arrivare al cartello fatale: Nordkapp 31 km. I pollici si alzano
innumerevoli volte, Il Nero sfodera la sua migliore faccia da angelo e Siso il
suo sorriso da pubblicità della Vivident. Presto costretti a spogliarci della
felpa per il caldo, insistiamo ostinatamente. Una Saab 95, alla fine, accosta.
Sono un ragazzo finlandese, Matti o qualcosa di simile, e una ragazza
sudcoreana di cui non capiamo assolutamente il nome. Chiacchiere e domande di
rito durante il breve tragitto. Fieri del nostro successo insperato, ci
facciamo lasciare all’imbocco del lungo sentiero.
La strada da fare è lunga 9 kilometri. La particolarità del
percorso (oltre alla costante presenza di qualche elegantissima renna) consiste nel fatto che percorrendolo sembra
presto di trovarsi all’interno di un videogioco, in cui la difficoltà aumenta
gradualmente e sempre nuovi ostacoli compaiono lungo il cammino. L’inizio,
infatti, è pianeggiante e, nonostante qualche sasso in cui si rischia di
inciampare, privo di particolari impedimenti . Ogni tanto ci troviamo a dover
attraversare dei piccoli torrenti che a valle confluiscono in laghi più o meno
grandi. Lentamente i sassi sotto i nostri piedi si moltiplicano e riuscire a
camminare sulla nuda terra o su una zolla d’erba diventa una sorta di raro
lusso. La pianura diventa una leggera discesa e nei pressi di un piccolo
specchio d’acqua decidiamo di riposarci un po’. Le zanzare, però, rompono
l’incanto e ci costringono a proseguire. Il pendio diventa sempre più ripido, i
sassi, ormai più grandi e scomodi, lasciano qua e là spazio a paludi e
acquitrini che ci costringono a camminare nel fango. Terminata la discesa ci
fermiamo su rocce piatte e larghe, su cui mangiamo delle ottime sardine in
scatola. Salutiamo un simpatico norvegese sulla cinquantina che ci supera e
riposiamo un po’ le spalle, gravate dal notevole peso degli zaini. Andando
avanti il cammino si fa in salita nel punto i cui gira intorno ad una collina.
Voltato l’angolo, ci si presenta un terreno totalmente diverso da quello visto
finora. Percorriamo una ripidissima e fangosa discesa che ci porta di nuovo al
livello del mare, in una insenatura protetta a destra dal verde promontorio che
abbiamo appena superato e a sinistra da un’alta parete di roccia, in più punti
franata. A est, non molto lontano, scorgiamo la struttura di Capo Nord, e
simbolicamente mandiamo a fanculo la civiltà. Il sentiero prosegue sui ripidi
scogli ai piedi del muro di roccia bianca alla nostra sinistra. Ci
arrampichiamo non senza difficoltà, rischiando più volte di cadere soprattutto
a causa degli zaini. Stanchi, sporchi e doloranti ci trasciniamo sugli scogli
fino a raggiungere la faccia nord del promontorio: Knivskjellodden. Siamo
arrivati. Ce l’abbiamo fatta. Salendo di poco sul pendio, troviamo una zona
adatta e decidiamo di piantare la tenda per la notte. La vista è incredibile.
Tra noi e il polo niente. Pochi metri dietro di noi corrono renne e lepri,
davanti a noi gabbiani e delfini si uniscono in un’unica grande danza che segue
il ritmo incessante del mare. Ci uniamo alla danza e, sul bordo dello scoglio
più vicino al polo, brindiamo alla vita, con le due birre più a nord d’Europa.
"Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!.. Perche dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiche abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente."
Andrea e Silvano
"Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!.. Perche dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiche abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente."
Andrea e Silvano
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