martedì 14 agosto 2012

Giorno 10


Honningsvag-Knivskjellodden, 10 agosto 2012

Il 10 agosto comincia proprio come fanno tutti quei  giorni che saranno in qualche modo diversi dagli altri, ovvero in modo assolutamente identico a tutti i giorni ordinari e banali. Ad Honningsvag passiamo l’ennesima notte senza mai vedere un vero e proprio tramonto. Il sole, però, sembra cambiato rispetto a ieri, decisamente meno caldo. Giornata perfetta per l’avventura a lungo programmata. La colazione è volutamente spartana, l’abbigliamento quasi militare. Senza volerlo siamo vestiti in modo pressoché uguale: pantaloni da trekking neri e quella bella felpa descritta nel precedente post. Siamo determinati più che mai e nulla è in grado di fermarci. Vogliamo raggiungere il punto più settentrionale d’Europa, quello vero. La puntualizzazione, a prima vista perfettamente inutile, serve in realtà a fare un fondamentale distinguo. Esistono due “versioni” del punto in questioni, una falsa e una vera, una da turisti e una da viaggiatori. La prima è conosciuta a tutti come Nordkapp. Capo Nord (in italiano) viene venduto, per giunta a prezzi esorbitanti, ai turisti da generazioni. Un comodo e caldo pullman li scorta fino ad un parcheggio, antistante quella che altro non è se non una trappola per famiglie in vacanza, costruita per spremere il più possibile i loro portafogli. Nulla da dire circa il panorama che il promontorio di Nordkapp offre, sicuramente suggestivo, ma a noi le cose finte non sono mai piaciute. Questo infatti, non è il vero punto più a nord d’Europa. Un po’ più su e poco più ad ovest si trova il promontorio di Knivskjelloden ed ecco spiegato l’inghippo. Capo Nord è il punto più settentrionale del nostro continente che sia raggiunto da una strada asfaltata. C’è una bella differenza. Con tutto il rispetto per chi non ci capisce, a noi non piace essere presi per il culo. Sicuramente, anche solo a livello logistico, l’alto e chiuso promontorio di Nordkapp più si prestava alla trasformazione in polo turistico, vista la conformazione degli scogli Knivskjellodden, ma rimane il fatto che preferiamo i limiti imposti dal mare a quelli imposti dalle esigenze economiche (benché razionalmente comprensibili) o dalla comodità/pigrizia.
Nella migliore delle ipotesi prenderemo un pullman per Capo Nord e chiederemo all’autista di lasciarci all’inizio del sentiero per Knivskjellodden. Presto ci rendiamo conto per l’ennesima volta che la migliore delle ipotesi è anche la meno probabile a verificarsi. Il pullman costa troppo: 120 euro sono davvero un furto. Tuttavia, visto che abbiamo deciso di non farci imporre i limiti dal vil denaro ci sembra profondamente sbagliato rinunciare proprio adesso. Bastano un paio d’occhiate tra vecchi amici e la decisione è presa: autostop. Zaini in spalla, percorriamo la strada che porta fuori città fino ad arrivare al cartello fatale: Nordkapp 31 km. I pollici si alzano innumerevoli volte, Il Nero sfodera la sua migliore faccia da angelo e Siso il suo sorriso da pubblicità della Vivident. Presto costretti a spogliarci della felpa per il caldo, insistiamo ostinatamente. Una Saab 95, alla fine, accosta. Sono un ragazzo finlandese, Matti o qualcosa di simile, e una ragazza sudcoreana di cui non capiamo assolutamente il nome. Chiacchiere e domande di rito durante il breve tragitto. Fieri del nostro successo insperato, ci facciamo lasciare all’imbocco del lungo sentiero.


La strada da fare è lunga 9 kilometri. La particolarità del percorso (oltre alla costante presenza di qualche elegantissima renna)  consiste nel fatto che percorrendolo sembra presto di trovarsi all’interno di un videogioco, in cui la difficoltà aumenta gradualmente e sempre nuovi ostacoli compaiono lungo il cammino. L’inizio, infatti, è pianeggiante e, nonostante qualche sasso in cui si rischia di inciampare, privo di particolari impedimenti . Ogni tanto ci troviamo a dover attraversare dei piccoli torrenti che a valle confluiscono in laghi più o meno grandi. Lentamente i sassi sotto i nostri piedi si moltiplicano e riuscire a camminare sulla nuda terra o su una zolla d’erba diventa una sorta di raro lusso. La pianura diventa una leggera discesa e nei pressi di un piccolo specchio d’acqua decidiamo di riposarci un po’. Le zanzare, però, rompono l’incanto e ci costringono a proseguire. Il pendio diventa sempre più ripido, i sassi, ormai più grandi e scomodi, lasciano qua e là spazio a paludi e acquitrini che ci costringono a camminare nel fango.  Terminata la discesa ci fermiamo su rocce piatte e larghe, su cui mangiamo delle ottime sardine in scatola. Salutiamo un simpatico norvegese sulla cinquantina che ci supera e riposiamo un po’ le spalle, gravate dal notevole peso degli zaini. Andando avanti il cammino si fa in salita nel punto i cui gira intorno ad una collina. Voltato l’angolo, ci si presenta un terreno totalmente diverso da quello visto finora. Percorriamo una ripidissima e fangosa discesa che ci porta di nuovo al livello del mare, in una insenatura protetta a destra dal verde promontorio che abbiamo appena superato e a sinistra da un’alta parete di roccia, in più punti franata. A est, non molto lontano, scorgiamo la struttura di Capo Nord, e simbolicamente mandiamo a fanculo la civiltà. Il sentiero prosegue sui ripidi scogli ai piedi del muro di roccia bianca alla nostra sinistra. Ci arrampichiamo non senza difficoltà, rischiando più volte di cadere soprattutto a causa degli zaini. Stanchi, sporchi e doloranti ci trasciniamo sugli scogli fino a raggiungere la faccia nord del promontorio: Knivskjellodden. Siamo arrivati. Ce l’abbiamo fatta. Salendo di poco sul pendio, troviamo una zona adatta e decidiamo di piantare la tenda per la notte. La vista è incredibile. Tra noi e il polo niente. Pochi metri dietro di noi corrono renne e lepri, davanti a noi gabbiani e delfini si uniscono in un’unica grande danza che segue il ritmo incessante del mare. Ci uniamo alla danza e, sul bordo dello scoglio più vicino al polo, brindiamo alla vita, con le due birre più a nord d’Europa.


"Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!.. Perche dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiche abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente."

Andrea e Silvano 

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