domenica 12 agosto 2012

Giorni 6-7

Savonlinna-Parikkala-Pieksamaki-Kuopio-Kajaani-Oulu, 6-7 agosto 2012


Il risveglio a Savonlinna è di quelli belli: la dolce Heidi sta preparando la colazione per i suoi ospiti italiani! Raccattiamo le nostre cose e cerchiamo dentro di noi l'energia sufficiente a sopravvivere un altro giorno. La notte brava ci ha davvero tagliato le gambe. "La sera leoni, la mattina..."
Poco importa, caffè caldo giù per la gola e acqua fredda buttata in faccia. Siamo sempre leoni.
Decidiamo di passare anche la mattinata con Heidi e Jenna e quindi le accompagniamo nella loro scuola (hanno perso un anno) dove devono compilare dei documenti o roba del genere, ma solo dopo essersi raccomandate con noi di non dire le parolacce finlandesi che ci hanno insegnato. Quello che dovrebbe essere un liceo ci appare in realtà come una scuola materna, ma, a quanto abbiamo capito, è una sorta di istituto artistico alternativo. Perplessi, incuriositi, ma soprattutto affamati raccogliamo il loro invito a pranzare in un ristorante sedicente Italiano: "Capero". Come sempre accade c'è poco di veramente italiano (la pizza romana, secondo loro, si fa con ananas e paprika), ma tutto sommato mangiamo bene. Ci voleva.
Heidi deve andare a lavoro (a salvare altri italiani, probabilmente), quindi torniamo nel suo appartamento e, prese le ultime cose, la salutiamo con un abbraccio di gruppo. Jenna ci accompagna fino al treno e fa anche un paio di fermate con noi, sta andando a prendere il suo furetto dai genitori. Meraviglioso.
Da qui comincia un'incredibile odissea sui treni finnici. Sono le 15. Abbiamo 'perso' un giorno sulla tabella di marcia, quindi dobbiamo sacrificare Kuopio, prossima tappa: Oulu. Il primo treno, da Savonlinna ci porta a Parikkala in poco più di un'ora. Una volta lì, la Provvidenza ci assiste ancora. Una controllora, spinta sicuramente da profondo istinto materno, ci accompagna al prossimo treno. Dobbiamo scendere a Pieksamaki, dice. Seguiamo le sue istruzioni da bravi bambini e arriviamo nel tardo pomeriggio a destinazione. Pochi minuti dopo, siamo già su un altro treno, diretti a Kuopio. Per le 22 arriviamo nella città che avrebbe secondo i piani (ahahahah) ospitarci per una intera notte. Abbiamo un'ora e mezza prima che parta il prossimo. Dopo aver accidentalmente rotto una cassetta di sicurezza della stazione, ci addentriamo nelle strade alla ricerca disperata di cibo. Ancora una volta il fato ci sorride. Un supermercato Siwa appare come una divinità dopo vane peregrinazioni: chiude a mezzanotte. Ecco una grande cosa che l'InterRail ci ha insegnato: persevera anche nei momenti più drammatici che prima o poi un Siwa aperto lo trovi.
Consumiamo una stomachevole (è il caso di dirlo) cena prima di salire sul treno che ci porterà a Kajaani, ultima tappa prima di Oulu.


La raggiungiamo in un paio d'ore, già segretamente consapevoli di ciò che sarebbe successo. Il primo treno utile parte alle 6 di mattina. Pazienza, le scale della stazione chiusa sono un letto più che sufficiente. I sacchi a pelo a mo di coperta ci riparano dal freddo e le ore passano. Il risveglio è di quelli fantastici. La stazione deve aprire alle 5 e noi siamo d'intralcio. Approfittiamo della cosa, però, e ci trasferiamo all'interno, per dormire almeno un'oretta scarsa a una temperatura superiore allo zero.
Alla fine il treno arriva e l'evoluzione dei nostri letti, cominciata dalle scale e proseguita con le panchine, passa a un livello ulteriore di comfort: i sedili. Dormiamo così bene che deve svegliarci il controllore una volta arrivati. Stavamo sognando. Freschi come rose attraversiamo Oulu, diretti al Nallikari Camping. Dalla Kauppatori (piazza del mercato) una signora e una coppia ci indirizzano alla Kirkkokatu (via della chiesa) per prendere il bus 17. Piove, bene così. Il mezzo si fa attendere un pochino, ma la sorpresa che ci riserva ci ripaga dell'acqua presa: Levante e Caterina scendono alla nostra fermata!!! Possiamo solo salutarli al volo, ma è stato bellissimo. Fare i biglietti si dimostra più difficile del previsto. L'autista è il classico svitato coi baffi. Non parla inglese e ci fissa blaterando qualcosa. Ride. "Ma che cazzo ti ridi?!" sbraita Il Nero, come al solito facilmente infastidito. Probabilmente ci stava dicendo che la direzione era sbagliata, ma alla fine si convince che farci salire è la cosa giusta e prendiamo posto. Stessa identica scena del treno, ma più inquietante: ci svegliamo già al campeggio, con l'autista che farfuglia qualcosa da sotto i baffi intento, braccia conserte, a fissarci chissà da quanto tempo. Possiamo solo sperare che almeno non ci abbia fatto foto, il matto. La pioggia insistente sconsiglia di piantare la tenda e allora optiamo per un Cottage, meno economico, ma più comodo e funzionale. Dio solo sa quanto abbiamo dormito. Tanto e bene. Finalmente recuperiamo le forze e ci rilassiamo un po'.
Verso le 18, risorti definitivamente, andiamo al Cafe Shop a fare la tradizionale ciocomerenda. Cè un computer utilizzabile gratis, o meglio, il prezzo che Siso paga è l'imposizione del Diario di Facebook, cui per molto tempo era scampato. Compriamo qualcosa per la cena e andiamo nella cucina del campo. Pasta al tonno alla nostra maniera: e come va! In serata giusto il tempo di leggere qualcosa e cazzeggiare un po', poi crolliamo di nuovo.

Agli occhi di molti, i giorni descritti in questo diario sembreranno sprecati, buttati. Ci permettiamo di non essere d'accordo. Oltre ad aver potuto ammirare i panorami mozzafiato che hanno fatto da sfondo pressoché ininterrottamente ai percorsi in treno, possiamo sicuramente dire di aver vissuto davvero (e non da turisti) la Finalndia e le sue strade.



"Quando gli racconto di aver fatto tutto il viaggio in un giorno solo si meravigliano, e uno mi chiede: 'Ma così che cosa vedi?'. Una domanda che resta senza risposta perchè è retorica, e non prevede nessuna risposta, perchè è vero, cosa vedo io, perlomeno non mi nutro allo stesso modo dei turisti e mi sembra strano guardare i dépliant pubblicitari [...]. No, non è così che si conosce un paese, una forma e interpretazione della vita, quello è solo la lussuosa coperta, la sua anima si trova nei malati dell'ospedale, in chi sta al commissariato e nel pedone ansioso con cui si entra in confidenza, mentre il Rio Grande giù in fondo mostra il suo alveo turbolento. Ma tutto ciò è lungo da spiegare e non so nemmeno se verrebbe realmente compreso."
Ernesto Guevara de la Serna


Andrea e Silvano

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