domenica 19 agosto 2012

Giorni 14 e 15


Narvik-Kiruna-Sundvall-Ostersund-Trondheim, 14 e 15 agosto 2012

Svegli. Ci godiamo fino all’ultimo secondo la comodità e la pace dei nostri letti. Il cellulare suona una volta ancora. In piedi. L’incredibile aspettativa della colazione pronta e calda ci dà la definitiva spinta a vivere questa nuova giornata fino in fondo. E cominciamo proprio bene, con una colazione degna di un re. Dolce e salato si mischiano in orge di cibo nelle nostre affamate fauci. Mangia questo, mangia quest’altro e alla fine il primo treno è bello che perso. Ne è valsa la pena. Con gli stomaci pieni e gli zaini in spalla percorriamo la strada fino alla stazione. C’è un secondo treno, tra poche ore, perfetto per noi. Nella sala d’attesa, presto affollatissima, prevale l’elemento italiano. Quasi per caso, a pochi minuti dalla partenza del treno, scopriamo che c’è stato un intoppo. I vagoni sono fermi a 190 km da Narvik, pare che il conducente abbia avuto un problema grave. Saliamo su un pullman sostitutivo, che ci porterà fino a Kiruna, dal treno. Il tragitto è un assoluto calvario. I posti sono occupati fino all’ultimo e la temperatura è vicina ai 50 gradi. Altolà al sudore.
In due ore siamo a destinazione. Il nostro treno ha come ultima fermata Stoccolma, il piano è scendere ad Ange (Svezia) e da lì tornare in terra norvegese (la particolare struttura delle ferrovie scandinave ci impone il ping-pong tra i due stati). L’arrivo previsto è per le ore 6 e qualcosa del mattino. Il motivo per cui non ce lo ricordiamo risiede nel simpatico fatto che dormiamo entrambi esattamente mentre il treno la sta superando. Esatto, l’abbiamo persa. La notte in treno è passata tranquilla: personaggio interessante il ragazzo seduto davanti a noi che dal suo portatile connesso a internet ha guardato una serie di film (tra cui il capolavoro Fight Club) per poi, a notte fonda (solo  Il Nero è sveglio nel vagone,) chiudersi con esso in bagno e sparire una buona mezz’ora. Una situazione quantomeno bizzarra, anche a non voler pensare male! Fatto sta che nessuno dei due riesce a svegliarsi in tempo per accorgersi della fermata. Poco male, scendiamo a quella dopo: Sundsvall.
Il primo impatto tra il Nero e la Svezia non è dei migliori: l’ingegnoso sistema di accesso ai bagni della stazione tramite pagamento via sms fa i capricci. Proviamo ripetutamente, ma invano. La colpevole porta viene quindi ripetutamente percossa dal Nero. Siso, solidale, se la ride. Aspettando il treno per Ostersund (via Ange) decidiamo di vedere una qualunque partita di calcio in un qualunque stadio prima del ritorno in Patria. L’iniziale ipotesi Norvegia-Grecia, in programma per la sera, tramonta a causa dei tempi ferroviari e ci orientiamo verso una partita di campionato danese, che si giocherà il 20, Sonderyske-Odense.
Sul treno conosciamo un ragazzo italiano che viaggia da solo, è in infradito e ama le feste in discoteca. Non proprio i nostri stessi gusti, diciamo.
Ostersund è una piccola città svedese a ridosso di un lago. Abbiamo parecchio tempo prima della prossima partenza,  e decidiamo di viverla quanto possiamo. Pranziamo con degli indecorosi ravioli in scatola e Il Nero vive un’altra disavventura con i bagni locali. Qualcuno la pagherà.
La città è piena di vita, nelle luminose vie del centro è pieno di bancarelle e i negozi sono tutti aperti. Un negozio di musica attira la nostra attenzione, e la seconda grande decisione del giorno viene presa ma, per ora, rimane un segreto. Passiamo davanti anche al fantastico Bar dello Sport, purtroppo chiuso, innamorandoci dell’atmosfera che lo circonda. Nel complesso il posto ci piace molto, e trascorriamo una piacevole giornata tra i suoi abitanti.

Si riparte, direzione Trondheim (Norvegia). Il pessimo pranzo ha lasciato un grosso vuoto e, una volta arrivati, ci affrettiamo a riempirlo con costose porzioni di pasta riscaldata, ma tutto sommato buona. Facciamo un rapido giro della città, ma tutto è già chiuso, fatta eccezione per qualche pub o discoteca. Non c’è tempo, però, di nuovo in viaggio. Finalmente verso Oslo.


Andrea e Silvano

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