domenica 19 agosto 2012

Giorni 12 e 13


Honningsvag-Alta-Narvik, 12-13 agosto 2012

Non basta una sola notte per recuperare totalmente le forze e il risveglio, il 12 agosto, è piuttosto traumatico. Per fortuna ad aiutarci a smettere di dormire ci pensa il palestrato motociclista spagnolo nostro coinquilino che deve lavarsi i denti. Con estrema e ostinata lentezza ci prepariamo ad abbandonare la stanza. A mezzogiorno, la donna brutta della reception entra (entra!) in camera per informarci che l’ora del check-out era alle 10. Con un cordiale “Devi morire male” Il Nero, ancora infastidito dalla sua esistenza, la ringrazia della puntualizzazione. Alla fine, comunque, ci decidiamo ad abbandonare l’accogliente tepore della camera riscaldata per andare al Info Tourist, nel duplice intento di ritirare il sudato certificato che attesta di aver effettivamente raggiunto Knivskjellodden e di informarci sui pullman verso il sud, lì dove ricominciano i binari. Ci fermiamo stradafacendo per consumare un altro vomitevole pranzo con l’ultimo degli orrendi acquisti della maledetta spesa di ieri. Nota positiva la birra, davvero buona. Arrivati all’Info Tourist l’odio per la tizia dell’ostello riesce incredibilmente ad aumentare ancora. Ci aveva detto che lo sportello anche di domenica effettuava orario continuato 12-18, la zoccola. L’ingannevole quanto brutta norvegese ci ha mentito, e improvvisamente ci ritroviamo senza attestato e, soprattutto,senza la più pallida idea di come tornare verso le ferrovie. Fortunatamente, le commesse del vicino (e aperto) negozio di souvenir ci indirizzano verso la piazza del Comune di Honningsvag, da dove sarebbe partito a breve l’unico pullman utile. Attraversiamo le desolate vie della piccola città nordica e in un batter d’occhio siamo comodi sui nostri sedili. Siamo diretti verso Alta, città a sud-ovest di Honningsvag, piuttosto lontana da Capo Nord, ma non abbastanza da possedere una stazione ferroviaria. Il tragitto è lungo e impiegheremo tutto il giorno per giungere a destinazione. Arrivati lì dovremo sopravvivere un’altra fredda notte all’aperto, prima di proseguire verso Narvik.
Il viaggio scorre senza particolari avvenimenti. I panorami si susseguono maestosi, e per la maggior parte del tempo la nostra attività preferita diventa l’alzata di testa dalle pagine del libro al vetro del finestrino per poterli ammirare.
Arriviamo ad Alta per le 20 e ceniamo con del buon cibo in scatola (ancora)! La nottata si prospetta infinita, tanto vale organizzarsi. Facciamo una sapiente spesa a base di ciocoemergenze prima di sederci a leggere in un parco poco distante dal mini market. Presto ci accorgiamo dei profondi danni che “Fast and Furious” ha arrecato alla gente di questa città: ovunque si vedono macchine di improbabili colori, modificate fino all’inverosimile, che fanno più rumore di un vecchio trattore. Leggiamo finché il sole illumina le pagine, dopodiché assistiamo per la prima volta dopo molto tempo a un fenomeno ormai per noi inusuale: la notte. Non vedevamo il buio da svariati giorni. Ne approfittiamo per abbarbonarci in una stradina riparata dal vento, dietro una palestra. Scopriamo presto che purtroppo la via è piuttosto trafficata, e sono molte le persone a passare (compresa una metronotte bionda molto gentile). Il ritrovamento fortuito di un carrello abbandonato ravviva la nostra serata. Sono le 2 e decidiamo di cercare nelle aree verdi della città un buon posto per montare la nostra sempre amatissima tenda. Riponiamo gli zaini nel nostro nuovo destriero, che chiamiamo Ronzinante. In una mezz'ora scarsa di vagabondaggio riusciamo a trovare il punto adatto, in un boschetto vicino ad un parcheggio. Un’inquietante atmosfera da strage ci avvolge, come al solito. La sveglia è prestissimo e la nostra “buonanotte” coincide con l’affermazione assolutamente troppo ottimistica del Nero: “Domani mattina 5.30. Militari.”

La sveglia sembra suonare dopo nemmeno 30 secondi e,inevitabilmente, viene posticipata di un’ora. “Militari un cazzo”, verrebbe da dire. Ad ogni modo, per le 7 siamo fuori con la tenda smontata e le occhiaie praticamente nelle tasche per evitare di inciamparci.
Con il prezioso aiuto di Ronzinante torniamo alla stazione dei pullman, trovandola ovviamente chiusa. Ad un autista in servizio chiediamo qualche indicazione e scopriamo che il nostro partirà alle 11.45. Il Nero dorme ancora un po’ su una panchina, Siso gioca con il telefono. Non sapevamo a cosa stavamo andando incontro. Ve la facciamo breve, per arrivare a Narvik dobbiamo prendere 4 diversi pullman e addirittura un traghetto! Il viaggio sembra non finire mai, in fondo anche perché non succede nulla di particolare. Abbiamo il piacere di fare due chiacchiere con l’autista del primo mezzo, che ama venire a Roma per bere vino rosso a Trastevere. Il traghetto ci regala una mini-avventura dalle forti emozioni quando, per un soffio, il pullman parte senza di noi al porto di arrivo. Basta una corsetta per raggiungerlo, fermo poco lontano dalla nave, ma il brivido è stato forte…parecchio!

In serata arriviamo a Narvik, prima città dotata di stazione ferroviaria, anche se con treni diretti solo in Svezia. Il posto ci accoglie bene e al primo sguardo sembra niente male. Anche per questo non siamo particolarmente affranti quando scopriamo di doverci passare la notte. Il primo treno, infatti, parte alle 9 di mattina. Cenando, ci rendiamo conto che un’altra notte in strada ci avrebbe segato le gambe, e optiamo per la doppia più economica disponibile. Il letto è di nuovo la cosa più bella esistente al mondo. Anche la doccia non è male. Lavati e stirati ci addormentiamo in 0,6 secondi.


Due cose mantengono vive le creature: il letto e il giuoco; perché l'uno è refrigerio de le fatiche e l'altro ricreazione de i fastidi.


Andrea e Silvano

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