Proprio quando le nostre convinzioni d’eternità cominciavano
a vacillare, scosse da universitari venti borghesi, proprio quando la strenua
volontà incendiaria dei nostri vent’anni sembrava essersi spenta nelle profonde
grotte delle rocce sacre a Odino, proprio quando l’antico e virile slancio
della giovinezza sembrava essersi smarrito, come dissolto tra le nebbie del
nord e i flutti del mare in tempesta, ecco aprirsi di nuovo davanti a noi l’essere,
l’essenza, l’ebbrezza, nelle pieghe misteriose dell’estate afosa di Roma.
In riva al mare, la Vita era stesa in forma di donna ad attendere il nostro
ritorno. Silente, aspettava fissando l’oceano il momento in cui le nostre
sicure vele avrebbero oscurato il sole del crepuscolo per giungere da lei pronti,
una volta toccata la spiaggia, a portarla con noi lungo i sentieri di un nuovo
viaggio al termine della notte.
Un anno e più aspettò invano la nostra dolce compagna, eterna e paziente
Penelope, ma mai, ne siam sicuri, mai essa ha distolto lo sguardo dall’orizzonte:
sapeva che saremmo tornati, quali colombe
dal disìo chiamate.
Ignorava, però, che ciò che soffocando le sue preghiere non osava chiedere
nemmeno agli dei, ciò che le stelle avevano da tempo disegnato, gli usignoli
cantato, le fronde sussurrato, gli aruspici predetto, si stava segretamente
preparando a palesarsi.
“La linea retta mente. La verità è un
circolo.” Così sentenziava un tedesco coi baffoni (baffoni, non baffetti)
qualche anno prima di morire di sifilide. Die Ewige
Wiederkunft des Gleichen: l’eterno ritorno dell’uguale, il serpente
inesorabilmente destinato a mordersi la coda. Eccolo, il nostro Uroboro,
affondare i denti sanguigni nelle squame della sua coda, come ad assaporare,
avido, la sua stessa carne di rettile. Eccolo, tre anni dopo, chiudersi nel
simbolo sacro del cerchio, finire dove tutto era cominciato e ricominciare dove
tutto sembrava essere finito.
Tre anni fa partimmo in tre, da Roma, volando verso ovest.
In due, poi, per due volte da Roma volammo verso nord, sentendo freddo e caldo.
Tra pochi giorni voleremo ancora, di nuovo in tre, di nuovo da Roma, stavolta
verso est.
La linea retta mente. La verità è un
circolo.
La linea retta mente.
La verità è un circolo.
La linea retta mente.
La verità è un circolo.
Nella terra calcata da Platone ed Aristotele, costruita da Pericle e Licurgo,
difesa da Temistocle e Leonida e poi distrutta dai burocrati di Bruxelles: lì comincerà
il nostro viaggio.
Con gratitudine e devozione salutammo Odino e le sue antiche rune, ora ci
accoglie Atena dagli occhi scintillanti.
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